Tutti assolti per il fallimento della compagnia aerea Miniliner: la sentenza che chiude un lungo capitolo giudiziario

Il Tribunale di Bergamo ha posto la parola fine alla vicenda giudiziaria legata al fallimento della compagnia aerea Miniliner, specializzata nel trasporto merci e con sede a Grassobbio. Dichiarata fallita nel febbraio 2015, la società è stata al centro di un lungo processo che ha coinvolto sette imputati, accusati di bancarotta fraudolenta. Tuttavia, dopo anni di indagini e dibattimenti, il tribunale ha assolto tutti gli imputati, sancendo che il fatto non costituisce reato.

Gli imputati e le accuse

Tra gli imputati figurava Nicola Radici, figlio dell’imprenditore Miro, noto nel mondo sportivo per i suoi ruoli dirigenziali nell’Atalanta e nell’AlbinoLeffe. Insieme a lui, a processo erano finiti Marcello Ferraina, amministratore della General Trader Holding, suo fratello Gianluca Ferraina, Francesco Keller, Giuseppe Racca e Giuseppe Berlusconi, tutti coinvolti nella gestione della Miniliner. La stessa Miro Radici Finance, come persona giuridica, era stata chiamata a rispondere delle accuse.

Il pubblico ministero aveva sostenuto che il fallimento della compagnia fosse stato causato da una serie di operazioni finanziarie considerate illecite, tra cui una presunta ricapitalizzazione fittizia effettuata tramite l’utilizzo di titoli finanziari dal valore dubbio. Secondo l’accusa, questa operazione avrebbe danneggiato ulteriormente la situazione economica della Miniliner, portandola al collasso.

La difesa e il verdetto finale

La difesa, tuttavia, ha sempre sostenuto che le azioni degli imputati fossero dettate dalla volontà di salvare la compagnia in un momento di difficoltà economica generale del settore. Gli avvocati hanno sottolineato che gli imputati avevano agito sulla base di perizie e valutazioni ritenute attendibili al momento delle operazioni di ricapitalizzazione, dimostrando che non vi era intenzione di frodare i creditori.

Un ruolo cruciale nella difesa è stato svolto dall’avvocato Luca Baj, che ha rappresentato Marcello Ferraina. Con un approccio metodico e dettagliato, Baj ha evidenziato come le scelte gestionali dei suoi clienti fossero orientate al tentativo di risanamento dell’azienda, piuttosto che al suo depauperamento. La strategia difensiva ha convinto il tribunale dell’assenza di dolo e della correttezza delle azioni intraprese dagli amministratori.

Alla luce delle argomentazioni difensive, il giudice ha stabilito che non vi erano elementi sufficienti per dimostrare l’esistenza di un reato. La sentenza di assoluzione con la formula “perché il fatto non sussiste” ha quindi chiuso il processo, scagionando completamente tutti gli imputati.

Le implicazioni della sentenza

La sentenza rappresenta una vittoria importante per gli ex dirigenti della Miniliner, che per anni sono stati sotto l’ombra di accuse pesanti che avrebbero potuto compromettere non solo la loro carriera, ma anche la loro reputazione. La decisione del tribunale dimostra come, in assenza di prove concrete, non si possa procedere a condanne che avrebbero avuto conseguenze gravi sul piano personale e professionale.

Questa vicenda sottolinea inoltre l’importanza di un sistema giudiziario che sappia distinguere tra scelte aziendali legittime, seppur rischiose, e comportamenti fraudolenti. In un settore competitivo come quello del trasporto aereo, dove spesso le aziende si trovano a fronteggiare difficoltà economiche, le scelte di gestione non sempre risultano vincenti, ma ciò non significa che siano necessariamente illecite.

Conclusioni

Con questa assoluzione, il caso Miniliner si conclude definitivamente, lasciando dietro di sé importanti riflessioni sul confine tra azioni imprenditoriali legittime e presunti reati finanziari. Per gli imputati, questa sentenza rappresenta un sollievo e una riabilitazione completa, mentre per il sistema giuridico è un esempio di come un processo equo e approfondito possa portare a una giusta risoluzione.

In un panorama economico complesso, la vicenda della Miniliner servirà da monito sull’importanza di valutare con attenzione le accuse di bancarotta, distinguendo tra cattiva gestione e reale intenzione di frode.